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Formato Quadrato.

Stavo guardando il mio buon disegno di Angus Fangus appeso alla parete dell'ufficio mentre ho avuto l'illuminazione, o meglio una de-illuminazione.
La lampadina della plafoniera si è bruciata e sono rimasto al tenue lume della mia lampada da tavolo, romantico direi, ma non abbastanza da baciare il braccio orientabile della suddetta.
Al momento sono ancora in fase “oscura” per colpa della mia pigrizia e adesso che la fotografia della mia vita è cambiata, ho una visuale instagram di tutto il mio ufficio.
Ci sono idee apprezzabili, fascinose, che tuttavia quando diventano troppo utilizzate perdono il loro interesse, il “too mainstream” è dietro l'angolo. L'odio che provo nel vedere decine di scrivanie disordinate fotografate con un filtro vintage e un formato quadrato supera i confini di Fantàsia.
Oppure scarpe da tennis abbandonate in un angolo, oppure meglio ancora, il proprio pranzo, quello sì che merita di essere fotografato con “Instagram”.
La tecnologia sta, nemmeno troppo lentamente, sopperendo il bisogno di talento. Carlo Rambaldi (dovreste conoscerlo) anni fa, dopo un lungo e sentito discorso sulla magia del cinema durante un convegno, ha lasciato la platea con rammarico e al contempo con speranza.
Ammirava i passi della tecnica, era affascinato dalla possibilità di montare da soli un film in casa propria ma contemporaneamente si dispiaceva che l'alone di mistero irradiato dalla pellicola si stesse lentamente sciogliendo.
Quando i prodotti di uno strumento con un'oncia di fascino (come Instagram) ti vengono sottoposti, anche se non vuoi, di continuo, quasi incessantemente e attraverso diversi canali, cominci a soffrire di allergia.
Ti abitui al sapore e ti scordi le “emozioni” provate la prima volta, tutto diventa scialbo e “già visto”.
Certo, è anche vero che nuovi strumenti anche se contribuiscono a smorzare i “vecchi talenti” aiutano  alla formazione di altre capacità, è evoluzione dovremmo convincercene.
Però qualcosa manca lo stesso.
Tutte queste belle parole  non mi fanno digerire Instagram, mi sembra una scorciatoia, contribuisce all'emancipazione dell'artista dal talento.
Ci sono cose troppo “facili” per essere anche giuste.
La fatica di comporre con la luce lo stesso effetto di una foto “Instagram”, oppure la ricerca sentita e intima di una macchina polaroid “sopravvissuta” che possa dare lo stesso effetto della app, perfino scovare la pellicola giusta sono "gradini" che non potranno mai essere sostituiti un download.
La ricerca o la costruzione della luce (ma l'esempio potrebbe valere per mille altre forme d'arte) fanno parte dell'iter necessario a comprendere il valore dello scatto.
E questi fan dal grilletto facile non so quando e se potranno comprendere il rispetto per lo strumento che stanno utilizzando.
Forse è proprio per questo che si percepisce “un calo di qualità” anche nelle altre forme d'arte. La facilità di realizzazione ci ha rammolliti, manca l'anello della catena denominato “ impegno” tra l'idea e la sua realizzazione. La catena è debole.
E di certo ricevere informazioni riguardo il pranzo “vintage” di qualcuno non aiuterà la situazione a sbloccarsi.
Devo decidermi a cambiare la lampadina.

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Commenti

  1. ‘sto pregevole ragionamento a base di “uannaBeStivGiobs e se non lo capisci e’ jazzzzzz”…mi da la stessa sensazione di avere l ultimo spermatozoo a disposizione e doverlo sprecare con Twilight :V

  2. A leggere i tuoi commenti si direbbe più che a disposizione ti è rimasto solo un neurone più che uno spermatozoo e :V francamente ha scartavetrato il viril membro, lo spammi più di una bimba minkia con i tvtb.

    Bottom line: non sei simpatico e manco sagace.

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